Storia

L’olio di oliva e la famiglia Salmareggi

Tenute Salmareggi è il marchio con cui noi cugini dell’azienda agricola Eredi Mario Salmareggi promuoviamo e garantiamo il nostro olio extravergine di oliva. 
Siamo l’ultima generazione di una famiglia di imprenditori agricoli presenti in Umbria da oltre tre secoli, innamorata di questo territorio e della sua storia.

Originaria del piccolo borgo medievale di Salmaregia in comune di Nocera Umbra, dal XVII secolo la nostra famiglia è presente nella valle spoletana: oltre a dedicarsi ad attività agricole produttive (cereali, vino e olio innanzitutto) si dice i nostri antenati gestissero un mulino nella campagna fuori le mura di Spello, paese a cui per generazioni abbiamo legato la nostra storia. 
Nel XIX secolo, prima con Gioacchino e poi con Francesco detto Checco, le proprietà di famiglia crescono grazie a matrimoni e acquisizioni. 
Nel ‘900 Agostino, uno dei figli di Francesco e nostro nonno, arriva a possedere vari poderi lungo la vallata nei pressi di Assisi, Spello e Trevi. Lo stesso Agostino, in qualità di notaio e socio fondatore, presiede il 27 ottobre 1947 la nascita dell'Unione Cooperativa Coltivatori Diretti di Spello, ancora oggi attiva col nome UCCD Frantoio di Spello, di cui la nostra azienda è socia.
Oggi gestiamo un patrimonio significativamente ridimensionato, ma di notevole pregio. Fiore all’occhiello è la proprietà denominata Cappuccini, in località Colpernaco in comune di Foligno: qui sono custoditi gli olivi secolari che Mario Salmareggi e sua moglie Maria Chiara Buffetti Berardi ci hanno lasciato, e da cui traiamo un olio evo (extravergine di oliva) d’eccellenza.

L’olio d’oliva e l’Umbria

L’Umbria vanta una tradizione olivicola secolare, ancora oggi conosciuta e apprezzata anche fuori il territorio nazionale, e non è un caso se nel 2018 la FAO (Food & Agriculture Organization - ONU) ha inserito i 9'212 ettari della valle spoletana (comuni di Assisi, Spello, Foligno, Trevi, Campello sul Clitunno e Spoleto) coi suoi 1'200'000 di olivi - primo sito italiano - nella lista dei Globally Important Agricultural Heritage Systems (GIAHS) col nome di “Fascia olivata Assisi - Spoleto”.

La coltivazione dell’olivo nella regione ha origini antiche: alcuni studi ne collocano gli inizi già nell’età del bronzo, mentre è noto che gli Etruschi produssero e commerciarono olio e i Romani incentivarono nuovi impianti.
Quanto oggi visibile è il frutto di un lungo processo evolutivo, fatto di innanzitutto di selezioni e sperimentazioni tecniche, che è riuscito ad adattare la coltivazione dell’olivo a questo territorio, marcato da condizioni pedoclimatiche non certo agevoli.
Spesso gli oliveti si inerpicano sulle scarpate di alte colline, a riparo dalle gelate e dai ristagni di acqua del fondovalle. La tecnica dei terrazzamenti, ossia la sagomatura del terreno in forte pendenza che consente di realizzare fasce pianeggianti - spesso sostenute con muri a secco in pietra - consentiva di poter praticare le lavorazioni con maggiore facilità. Lo stesso termine “moraiolo”, una delle cultivar tipiche del territorio, sembra avere origine da questa pratica, utilizzata anche per recintare le proprietà e le colture.
Nella regione è d’uso indicare i poderi dedicati all’olivicoltura col termine “chiusa”. Sembra infatti che già nell’alto Medioevo, soppiantato l’olio di oliva dal grasso animale introdotto dalle popolazioni del nord Europa, l’olivicoltura si fosse trasformata in una pratica poco diffusa. Gli oliveti si ridussero e rimasero spesso appannaggio dei signori e del clero, e furono protetti e chiusi appunto tramite recinzioni, solitamente - come già detto - in pietra e a secco, se non dentro le mura cittadine. Anche quando la produzione riprese in maniera più consistente, dal secolo XI in poi, il termine “chiusa” rimase nel lessico comune per indicare un terreno dedicato all’olivicoltura. 
“San Donato” ad Assisi, “Paradiso” a Spello e “Costa reale” a Trevi sono alcuni dei nomi delle chiuse una volta di proprietà dei Salmareggi, tramandati nella memoria di famiglia di generazione in generazione.
Il XIX secolo rappresenta un punto di svolta per la produzione olivicola umbra, grazie all’intervento dell’autorità pontificia, che stabilì di erogare somme di denaro a color che si sarebbero voluti impegnare a piantare e coltivare con cura alberi di olivo, autorizzando anche disboscamenti ma a fronte di opere di tutela dei pendii (come i terrazzamenti sostenuti dai muri a secco).
Nell’ultimo secolo l’olivicoltura umbra è stata coinvolta in un processo di profondo rinnovamento: esigenze di risparmio economico, lo sviluppo tecnologico, un crescente interesse nei confronti degli aspetti salutistici e un affinamento del gusto hanno imposto cambiamenti, anche radicali. 
L’inizio della raccolta, fissato tradizionalmente al 2 novembre, oggi è spesso anticipato anche a fronte di rese in prodotto finale più basse, pur di esaltare profumi e sapori e garantire un elevato quantitativo di polifenoli; la necessità di abbattere i costi spinge invece verso la meccanizzazione delle lavorazioni; le tecniche di frangitura storiche cedono il passo ad impianti moderni, in cui è possibile avere un controllo maggiore sulla qualità del prodotto finale. Tutto è avvenuto in pochi decenni e, come spesso accade, repentini cambiamenti rischiano di fare tabula rasa anche dei preziosi insegnamenti del passato: questa realtà, ricca di stimoli e contraddizioni, è lo scenario in cui la nostra azienda opera, mantenendo un forte radicamento al territorio e alla sua storia.